Il “compostaggio di comunità” possiamo definirlo come una via di mezzo tra il compostaggio industriale e quello domestico per la trasformazione del rifiuto organico in compost Lo scopo, naturalmente, è quello di far viaggiare il meno possibile il rifiuto e cercare di smaltirlo a chilometro zero; si attua con compostiere aerobiche che consentano quindi la produzione di buona terra e proprio perché sono piccole non provocano l’impatto che invece può dare il grande impianto, possono essere facilmente gestite e hanno anche un valore fortemente pedagogico, in quanto insegnano che dall’umido, dai residui alimentari di casa e non si può generare buona terra.
Queste compostiere sono indicate per mercati ortofrutticoli, mercati alimentari in genere, per mense, per scuole, ospedali, alberghi cioè luoghi dei quali c’è un residuo alimentare molto importante.


Nel 2016 il Consiglio regionale approvò un mio emendamento nel quale si proponevano le compostiere di comunità, fu votato e divenne legge.
Tuttavia la vicenda ha numerose e tormentate articolazioni, a causa di un errore nel bando iniziale per cui furono comprate soltanto le compostiere e non l’alloggiamento (le c.d. casette) atte a contenerle, questo ovviamente generò un problema e tanto tempo perso.
Fu emanata una manifestazione di interesse per tutti i comuni della regione affinché facessero progetti per ottenerle.
Quindi la procedura fu abbastanza chiara, cioè la compostiera non veniva imposta ma, il Comune interessato doveva, con un progetto anche abbastanza particolareggiato, fare una richiesta e chiedere che gli venissero concesse una o due compostiere a secondo della necessità.
Così è stato fatto e l’elenco, che adesso vi faccio vedere, lascia veramente senza fiato. Infatti dalla mappa che abbiamo ricostruito in base alle risposte che ci ha dato la Regione Campania, possiamo vedere che su tutti i Comuni che ne hanno fatto richiesta, per un totale di 198 compostiere ne risultano in funzione soltanto 8.

Credo che una cosa del genere, da parte dei sindaci che non hanno poi ottemperato alle loro stesse richieste, sia veramente inqualificabile, oltre ad essere un’azione fortemente contraria a tutte le azioni che dovremmo mettere invece in atto per la riduzione del rifiuto.
Infatti l’umido è la parte più impegnativa da smaltire, costa tanto si arriva a 250 euro a tonnellata ci sono anche molte difficoltà per spostarlo, non avendo noi impianti sufficienti per la sua gestione.

Ma su questa cosa mi informerò, vedremo se siano passibili di un esposto alla Corte dei Conti per la spesa che hanno fatto sostenere, invano e senza trarne alcun beneficio.


Su questo link seguiamo l’evoluzione e controlliamo l’operato dei nostri sindaci e della regione.

https://www.google.com/maps/d/edit?mid=1ISjBr2keMI0ifbX95LLxnhwBCdDVXK1N&usp=sharing