Un modello corretto deve comprendere l’intero ciclo, dalla produzione alla raccolta, al trasporto, al recupero, allo smaltimento e, principalmente, il controllo di ciascuna di tali operazioni fino alle discariche e alla loro gestione dopo la chiusura e agli impianti di smaltimento.
La Campania produce ogni anno circa due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti urbani. Secondo il Rapporto ISPRA 2017, di queste, circa un milione viene trattata fuori dai confini regionali, in Italia o addirittura in Europa con costi milionari. La Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia al pagamento di una multa di 20 milioni di euro per il mancato adeguamento alle regole del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in Campania. La multa, dal giorno della sentenza (ossia dal luglio 2015) è stata, inoltre, maggiorata di 120.000,00 euro per ogni giorno di mancata applicazione delle regole Ue.
Riporto da fonti di stampa:
“Lo Stato italiano paga ogni giorno 120mila euro di multa a causa della mancanza di un sistema integrato di gestione dei rifiuti in Campania. In tutto, dal 2011 al 28 febbraio scorso, i contribuenti hanno pagato 589 mln di euro di multe di sanzioni all’Ue, relative a cinque procedure di infrazione. Per le discariche abusive, lo Stato italiano ha pagato finora 204 mln di euro (40 mln di somma forfettaria, più 42,8 mln ogni sei mesi, degressivi, vale a dire che vengono detratte le discariche che a mano a mano rientrano nella legalità). Per i rifiuti della Campania la condanna è del 2015 e l’Italia ha versato finora 151 mln di euro: la sanzione si compone di un forfait di 20 mln, cui si aggiunge una penalità non degressiva di 120mila euro al giorno. Per le acque reflue urbane, un’altra procedura cui potrebbe presto aggiungersi quella per cui l’Italia è stata deferita oggi alla Corte di Giustizia, finora abbiamo pagato 52 mln di euro, tra 25 mln di forfait e mora semestrale di 30,1 mln. Oltre alle procedure di carattere ambientale, sulle quali il nostro Paese è in una situazione strutturalmente difficile, ci sono poi sanzioni per i contratti di formazione lavoro, per motivi di aiuti di Stato, 78 mln in tutto, e per gli sgravi fiscali concessi alle imprese di Venezia e di Chioggia fino al 1990, per 102 mln in tutto (30 mln di forfait più 12 mln a semestre, fino al recupero completo dell’aiuto di Stato illegittimo). In tutto l’Italia ha 73 procedure d’infrazione Ue aperte“.
L’inadeguatezza degli impianti, la mancata programmazione armonizzata con le necessità del territorio, la sciatteria e l’incapacità di governare ci è costata, solo di multe, 142 milioni di euro e questo in appena i tre anni di governo De Luca. A questo si aggiungono i costi maggiorati della tari per lo smaltimento fuori regione.
Insieme alla cattiva gestione si uniscono le cattive abitudini.
Soprattutto il problema è che oggi il marketing sta facendo passare come “compostabili” questi prodotti che compostabili non sono affatto, con il risultato che negli impianti di raccolta dell’umido stanno finendo sempre più rifiuti impuri, gettati dai cittadini (in totale buona fede) nel sacchetto dell’umido, ma che lì dentro non ci devono andare.
Oggi è tutto “biodegradabile” ma non per questo il materiale va gettato nell’umido.
La soluzione quindi è: non cambiare le proprie abitudini nella raccolta dei rifiuti, non lasciarsi sedurre dalle sirene della “bio-plastica”.
Il vero problema non è la materia ma il monouso.
L’usa e getta non è più sostenibile
Di seguito le “slides” del mio intervento al convegno su
Gestione rifiuti: da problema a risorsa