Stiamo assistendo alla recrudescenza di un fenomeno ben noto che è quello dell’eliminazione dei rifiuti scomodi con il trattamento del fuoco.
Protagonisti gli impianti di rifiuti: 218 impianti e 32 discariche dal 2014 al 2017 con interessamento anche del nord; sono andati a fuoco, con un picco nell’ultimo anno (ricordiamo gli ultimi: ben tre solo a Battipaglia, la resit l’anno scorso e quest’ultimo di San Vitaliano dei Bruscino).
Un metodo criminale per attuare quello che la filiera non riesce, non vuole o non deve programmare e gestire in maniera corretta. In poche parole si raccoglie, si accumula, si dà fuoco, si paga per raccogliere, si paga per trasportare, si paga per depositare, poi si paga lo smaltimento delle sostanze pericolose prodotte dall’incendio.
Siccome non vorremmo che questo monotematico si trasformi in uno sfogatoio, parleremo poco nella speranza di ascoltare molto, ma vorremmo risposte serie e aggiornate perché a distanza di tanti giorni, e faccio riferimento all’ultimo c.s. arpac quello del 16 luglio (ultimo fino a ieri pomeriggio), leggiamo che finalmente si parla di utilizzo di campionatori ad alto volume che non erano mai stati menzionati nei report precedenti ma sono ancora in attesa dei risultati.
Leggiamo ancora, e non ci rassicura (perché sono passati quasi 20 giorni):
«In conclusione quanto è stato riscontrato o è nella natura vulcanica del territorio (vedi berillio e vanadio) o “presumibilmente” (rame e zinco) sostanze utilizzate nella comune pratica agricola […]»
Come è possibile che manchi la conoscenza dello stato del fondo del territorio visto che la regione ha affidato negli anni scorsi all’ Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno un ampio programma di monitoraggio delle matrici ambientali, suolo ed acque, nonché dei prodotti coltivati?
Aggiunge Arpac:
«Per quanto riguarda i pozzi (metalli, IPA, PCB, idrocarburi) si è ancora in
attesa dei certificati analitici […]»
La nostra preoccupazione aumenta.
Le prime notizie dell’incendio parlavano di uno stabilimento per carta cartone e un po’ di plastica, mentre quello che si è bruciato realmente possiamo scoprirlo leggendo il decreto regionale relativo all’ AIA del 8 marzo del 2017, dove nell’autorizzazione integrata ambientale c’è un allegato con l’elenco dei rifiuti, almeno un centinaio (altro che carta e cartone); non solo, sono anche presenti rifiuti speciali pericolosi che l’impianto è autorizzato a ritirare (indicati con un asterisco dopo il codice CER), tra questi elenco:
• 15 01 11* imballaggi metallici contenenti matrici solide porose pericolose
(ad esempio amianto), compresi i contenitori a pressione vuoti;
• 16 02 11* apparecchiature fuori uso, contenenti cloro fluoro carburi, HCFC;
• 16 06 01* batterie al piombo;
• 17 05 03* terra e rocce, contenenti sostanze pericolose;
• 20 01 21* tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio;
• 20 01 31* medicinali citotossici e citostatici (farmaci chemioterapici).
L’azienda sarebbe tenuta, in base all’autorizzazione, a depositare i vari tipi di rifiuti in aree specifiche e separate tra loro, quindi, ammesso che tale prescrizione sia stata rispettata, l’applicazione o meno di questa prescrizione si dovrebbe evincere dalle planimetrie delle aree autorizzate ma purtroppo non è possibile riscontrarlo nell’immediato visto che sul sito della regione non abbiamo trovato nulla.
Vorrei solo ricordare che:
a) secondo l’ARPAC in Campania sono presenti 1049 impianti rifiuti, compresi quelli soggetti ad autorizzazione integrata ambientale;
b) il Programma Annuale di Attività 2018 dell’ARPAC (come a pag.70) prevede che nel corso del 2018 saranno sottoposti a controllo 46 dei 1049 impianti; cioè significa che serviranno 22 anni per sottoporre a controllo tutti gli impianti;
c) l’impianto di San Vitaliano è soggetto ad AIA, come risulta dal sito della Regione; l’impianto risulta autorizzato anche alla gestione di rifiuti speciali pericolosi;
d) la Regione non ha mai approvato il programma dei controlli degli insediamenti AIA come previsto dalla dall’ art. 29 decies comma 11 bis del D.Lgs. 152/2006;
e) la Regione vìola tutti gli obblighi di trasparenza ed informazione al cittadino sugli insediamenti soggetti ad AIA perché non rende pubblici i risultati dei controlli eseguiti, come previsto dall’ art. 29 decies, comma 5 del D.lgs. 152/2006, come modificato dal D.Lgs. 46/2014;
In conclusione, quello che possiamo affermare è che non c’è controllo alcuno!
Ed allora dobbiamo condividere l’ottima riflessione del prof. Marfella dell’ISDE medici per l’ambiente, e cioè che non esiste alcuna sindrome Nimby in Regione Campania per i rifiuti, né è mai esistita.
Esiste invece una precisa e chiarissima sindrome che obbliga i cittadini campani a opporsi strenuamente alla localizzazione di impianti e di cui nessun governo né regionale né nazionale, sinora, si è fatto garante con i necessari controlli e la dovuta tracciabilità dei rifiuti, ovviamente parliamo anche di rifiuti umidi.
Possiamo invece parlare di un’altra sindrome, la sindrome S.t.r.u.n.s. (Senza tracciabilità dell’umido nessuno è sicuro), naturalmente questa sindrome, con un acronimo diverso magari anche più garbato di questo che pure è venuto fuori e mi scuso dell’assonanza poco educata, è riferito a tutti i rifiuti e a tutti gli impianti per i quali non garantite un controllo adeguato.
Alla luce di quanto appena detto, quindi, vorremmo sapere notizie certe:
1) sulla situazione sanitaria a breve e a lungo termine;
2) sui provvedimenti presi sulla situazione ambientale a breve e lungo termine;
3) sui provvedimenti presi sulla qualità dell’aria anche dei paesi vicini;
4) sui provvedimenti presi sulla qualità dell’acqua dei pozzi;
5) sui provvedimenti presi, se avete pensato di intervenire e in che modo, sul controllo e monitoraggio di questi impianti;
6) sulla tempistica di smaltimento dei materiali impianti che sono ormai bombe ecologiche che sono pronti al passaggio dallo stato solido allo stato gassoso;
7) sui i rifiuti stoccati, se erano correttamente posizionati nelle aree indicate e se arpac, nelle ispezioni effettuate, abbia verificato se l’azienda abbia rispettato le aree autorizzate di deposito e stoccaggio;
8) sul monitoraggio dell’aria intorno al sito che dovrebbe essere effettuato sulla base dei possibili rifiuti incendiati (fibre di amianto, cloro fluoro carburi e altre sostanze che potrebbero essere presenti nei rifiuti speciali pericolosi autrorizzati), se questi specifici esami sono stati effettuati e di sapere i risultati.
Le chiediamo ancora, visto che sono intervenuti i NBCR, quali sono i risultati di questi interventi di un gruppo così specializzato dei vigili del fuoco e dove poter leggere queste informazioni che sarebbero dovute essere a disposizione subito dei cittadini e dei sindaci.
Infine, ancora una volta in regione Campania, il neo governo nazionale è stato costretto ad intervenire imponendo un controllo della polizia sugli impianti che avete avuto modo di dimostrare non danno sicurezza alcuna di gestione.
Abbiamo depositato una risoluzione che chiediamo di discutere e mettere ai voti.

Nella nostra risoluzione chiediamo principalmente di controllare se le aree utilizzate e i quantitativi autorizzati sono rispettati e di georeferenziare gli impianti.