DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA DELLA REGIONE CAMPANIA (DEFRC 2018 – 2020)
RELAZIONE DI MINORANZA
Dalla Relazione del Presidente della Corte dei Conti – Sezione Giurisdizionale per la Regione Campania – resa in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017, emerge una Regione appesantita da onerose strutture amministrative e da gravi emergenze da quella occupazionale a quella ambientale. Il Presidente esorta la Campania ad agire per la tutela del territorio, inteso sia come paesaggio naturale che culturale, “al fine di evitare che in seguito –come sta purtroppo avvenendo- la finanza pubblica debba farsi carico di ingenti spese per ricostruirne fruibilità, vivibilità e salubrità o ancor peggio per garantire le necessarie e doverose costose cure per malattie indotte dal degrado e dall’inquinamento, a prescindere dalle in sé inammissibili esposizioni ad agenti patogeni della cittadinanza.
Testimonianza di ciò è il gravissimo problema della c.d. terra dei fuochi, in ordine al quale occorre individuare le singole responsabilità giuridiche, a fini risarcitori e ripristinatori dell’ambiente, bene collettivo fondamentale.
C’è poi il tema irrisolto delle sentenze di condanna a carico della Regione Campania pronunciate dalla Corte di Giustizia dell’U.E. per inadempimento delle direttive sui rifiuti in materia di discariche”.
Il documento di programmazione economica finanziaria si presenta carente negli obiettivi volti al definitivo superamento delle emergenze ambientali permanendo l’assenza di soluzioni strutturali e un gravissimo ritardo da parte della Regione Campania nell’adozione di atti efficaci.
Azioni della Regione per la Terra dei Fuochi
Il DEFR si limita a richiamare nella Parte Prima le azioni individuate con la delibera di Giunta Regionale n. 548 del 10/10/2016 “Piano delle azioni per il contrasto al fenomeno dell’abbandono di rifiuti e dei roghi dolosi in Campania 2017- 2018” finanziato con risorse a valere sul POC 2014-2020 e sul PO FESR 2014-2020, e allegato cronoprogramma.
Il Piano risulta, tuttavia, in buona parte disatteso o comunque inefficace. I rifiuti abbandonati al suolo non sono stati rimossi e continuano periodicamente ad essere oggetto di roghi dolosi, avvelenando l’area circostante per giorni. I protocolli ambientali necessitano delle convenzioni operative e i presidi di coordinamento inter-istituzionale risultano ancora non operativi.
La situazione è aggravata dalle carenze di programmazione e prevenzione degli incendi emerse nel corso della disastrosa emergenza vissuta nei giorni appena trascorsi, che rischia di rendere ancor più precaria la situazione di controllo sui roghi di rifiuti. I roghi si combattono in primo luogo con la prevenzione che inizia anche dalla rimozione della rifiuti depositati al suolo, seguita da un controllo permanente del territorio da parte di tutte le autorità preposte, adeguatamente formate sugli aspetti salienti del problema: conoscenza dei meccanismi con cui agiscono i criminali dei roghi, individuazione del tipo di rifiuto e delle procedure da seguire, protocolli operativi semplificati per la rimozione, attività di indagine sulla provenienza del rifiuto depositato al suolo, forme di sinergia e collaborazione con i cittadini che vivono nelle aree limitrofe ai luoghi oggetto di abituale sversamento.
Come si è potuto constatare nei mesi appena trascorsi rispetto al problema dei roghi di rifiuti è mancata una presenza significativa delle istituzioni sui territori così come è mancato l’intervento sostitutivo della Regione previsto dalla delibera n. 548 del 10/10/2016 per la rimozione dei rifiuti depositati al suolo, azione prevista nel Piano d’azione 2017-2018 e che secondo il cronoprogramma avrebbe dovuto essere completata entro 240 giorni.
Nel DEFR si fa riferimento a 43 Mln di euro stanziati con la delibera 548/2016. Si precisa che con la delibera si è programmata una spesa di 37,2 mln di euro e non di 43 mln e che il solo stanziamento delle somme, seppur indispensabile, non è sufficiente, affinché tali somme producano risultati tangibili
Le campagne di monitoraggio condotte mostrano il collegamento esistente tra ambiente e salute. Tutela dell’ambiente implica minori costi sanitari. Se il bilancio della Regione è al 70% circa, impegnato per la Sanità, una priorità assoluta deve essere ripristinare condizioni di salute e benessere per la comunità anche al fine di evitare i costi indotti dal peggioramento dello stato di salute della popolazione.
Per quanto riguarda gli aspetti più propriamente sanitari dell’emergenza, il 7 febbraio 2017 il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Walter Ricciardi lanciava un monito alla Regione Campania perché si attivasse rispetto all’emergenza della Terra dei fuochi: “c’è la necessità di recuperare il tempo perduto attivando studi strutturati”. L’invito del presidente ISS giungeva all’indomani della denuncia da parte del Comitato ‘Vittime della Terra dei fuochi’ della morte per tumore di 8 bambini negli ultimi 20 giorni. Con il progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) del 2016, ha sottolineato Ricciardi a margine della presentazione del nuovo assetto dell’ISS, “abbiamo dato una prima segnalazione di una situazione di attenzione che le Autorità competenti e la Regione in primis deve monitorare”. L’eccesso di tumori tra i bambini della Terra dei fuochi era stata infatti segnalata proprio dall’ISS: “In un anno – ha detto Ricciardi – non ci risultano passi avanti; noi abbiamo segnalato questa situazione ma a questo punto è soprattutto la Regione che deve agire”. L’invito alla Campania è dunque anche quello di “avviare indagini strutturate”. Quanto al progetto Sentieri, “il progetto viene aggiornato quando ci viene richiesto, nel caso di altre Regioni è stato fatto, ma nel caso della Campania – ha concluso Ricciardi – non mi risultano richieste in tal senso”. Fonte http://www.meteoweb.eu/2017/02/terra-dei-fuochi-ricciardi-iss-la-regione-campania-si-attivi/850820/#3EhLXu7qyFBiHEpv.99
Con Decreto del presidente della Giunta n 43 del 2 marzo 2017 è stato costituito un gruppo di lavoro ed un team scientifico, che sia di controllo e in grado di elaborare indicazioni programmatiche e reports di esiti per le azioni previste dal programma sanitario “Terra dei Fuochi”; nulla si riporta circa l’operato del gruppo ovvero sulle azioni che si intende intraprendere. Inoltre il DPGR 43/2017 non prevede la partecipazione, all’interno del Team scientifico, di rappresentanti di associazioni scientifiche nazionali e regionali da tempo impegnate sui temi dell’ambiente e della salute, quale, a mero titolo esemplificativo. ISDE-International Society Doctors (or Environment-Medici per l’Ambiente con la sezione regionale Campania e il qualificato Comitato Scientifico Nazionale; Sul territorio sono sorte realtà associative che hanno implementato metodologie di sorveglianza i cui esiti andrebbero valorizzau, quali ad esempio il modello di sorveglianza oncologica EPI.CA. frutto del lavoro dei medici di medicina generale del Distretto Sanitario di Casoria. e di sorveglianza sulla Salute Riproduttiva come Ecofood-Feruuity;
La Regione Campania dimostra anche su questi aspetti fondamentali dove è in gioco la vita, la mancanza di azioni strutturali per tutelare la salute della popolazione che continua a subire gli effetti dirompenti dell’emergenza legata alla gestione dei rifiuti.
Impegna la Giunta
A finanziare in via d’urgenza gli interventi di rimozione dei rifiuti abbandonati al suolo con particolare riguardo agli assi stradali e alle aree di confine dando attuazione alle azioni programmate nella delibera di Giunta n.548 del 10/10/2016 rispetto alle quali la Regione risulta in ritardo sul cronoprogramma stabilito prevedendo quindi a seguire la sorveglianza delle aree liberate notoriamente oggetto di ripetuti sversamenti in collegamento diretto con le sale operative inter istituzionali.
Ad investire risorse per finanziare un piano di controllo straordinario per l’emersione delle economie sommerse operanti in Campania da realizzare attraverso la stipula di accordi e/o protocolli con l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di finanza e l’Agenzia delle Dogane, ponendo particolare attenzione alla vigilanza sulle movimentazione di materie prime necessarie alle attività tessili e manifatturiere attraverso i porti campani.
Ad ampliare ad altre realtà scientifiche operanti in materia di tutela della salute anche esterne la partecipazione al Team di cui al DPGR n.43/2017; a fare richiesta di ampliamento ed aggiornamento dello studio Sentieri e a rendere noti i risultati dello studio SPES e le relative azioni programmate; ad investire risorse aggiuntive nelle attività di screening sanitario della popolazione e nelle azioni conseguenti da intraprendere per prevenire degenerazioni ulteriori e approfondire gli studi sui possibili nessi di causalità tra patologie e criticità ambientali riscontrate, consentendo in tal modo interventi prioritari nelle aree esposte a rischio sanitario elevato.
Ecoballe
Il documento economico finanziario regionale sancisce il fallimento del piano di smaltimento delle Ecoballe elaborato dalla Giunta. Circostanza prevedibile considerando i presupposti su cui si è sviluppato che trascuravano le problematiche relative ai materiali effettivamente contenuti nelle balle, dato non esattamente individuabile attraverso le ridotte caratterizzazioni effettuate. La Giunta afferma che “al momento non sono disponibili soluzioni adeguate” che tengano conto della destinazione finale del materiale trattato. Come è stato più volte sottolineato, il rifiuto stoccato in Campania nel periodo dell’emergenza rifiuti, necessita di una vagliatura approfondita non limitata ad una grossolana osservazione, impacchettamento o triturazione: il codice attribuito alle balle non corrisponde al materiale in esse contenuto come denunciato in più occasioni e come emerso nel corso degli accertamenti giudiziari condotti negli anni. Occorre attuare sistemi di vagliatura approfondita che permettano di recuperare una parte considerevole di materiale ai fini del riciclo, utilizzando per la parte residua sistemi di trattamento alternativi all’utilizzo quale combustibile solido secondario (CSS) sistemi che pur non comportando un guadagno diretto derivante dalla vendita del materiale, permettano di produrre occasioni di lavoro per i territori interessati e di ridurre al minimo l’impatto ambientale della gestione della parte residua delle balle non riciclabile.
Impegna la Giunta
A valutare la fattibilità del piano di gestione delle ecoballe denominato “Distretto del riciclo” presentato, illustrato e depositato presso il Ministero dell’Ambiente e presso l’assessorato all’Ambiente della Regione Campania in persona dell’assessore p.t Giovanni Romano, che prevede la lavorazione del materiale in strutture mobili attraverso il vaglio delle balle in modo da recuperare materia per il riciclo tramite separatore balistico, aeraulico ed estrusore. Tecnologie facilmente accessibili basate sul trattamento meccanico manuale che permetterebbero di offrire lavoro ad un gran numero di operatori in un’azione virtuosa in grado di trasformare il problema delle ecoballe in una risorsa a vantaggio delle comunità che le ospitano.
Rifiuti
La nuova governance del settore rifiuti, disciplinata con l’approvazione della legge regionale n.14 del 26 maggio 2016 di riordino e attuazione in materia di rifiuti, oltre un anno fa non è ancora operativa.
La Regione non ha approvato le linee guida per la redazione dei piani d’ambito, per la valutazione delle performance dei comuni in base alle quali l’EDA dovrà modulare la tariffa per ciascuno di essi e per la determinazione della tariffa puntuale su scala comunale.
Riguardo l’impiantistica nessuno degli impianti previsti il trattamento dell’organico è ancora entrato in funzione pur essendo trascorsi due anni di governo, circostanze per le quali si continua a pagare le ingenti somme di cui alla condanna inflitta dalla Corte di Giustizia Europea il 16 luglio 2015, pari a 120.000 euro giornalieri. Un terzo della somma è corrisposto per la mancata apertura degli impianti di compostaggio quegli stessi impianti che avrebbero dovuto essere completati almeno 10 anni fa.
In compenso si paventa un ampliamento dell’inceneritore di Acerra ai danni della popolazione che vive nell’area di ricaduta delle polveri nocive prodotte dall’incenerimento dei rifiuti, sulle quali risultano inascoltate le preoccupazioni espresse dai cittadini e dai tecnici sulle carenze del monitoraggio dell’aria con un aumento di patologie respiratorie inaccettabile. Già oggi l’inceneritore ha bruciato parte delle ecoballe depositate in Campania e si teme che questa intenzione possa essere il preludio a soluzioni tanto “comode” quanto dannose, in considerazione dei problemi palesati nell’attuazione del Piano di smaltimento straordinario delle ecoballe ed ammessi dalla stessa Regione nel DEFR.
Carenti risultano le azioni concrete adottate per aumentare la differenziata e nessuna azione regionale significativa è stata adottata per incentivare la prevenzione dei rifiuti così come previsto dall’articolo 16 della legge regionale 14/2016 ad esclusione della procedura avviata per la fornitura ai Comuni delle compostiere di comunità, non ancora operativa. Un piano regionale per la prevenzione dei rifiuti avrebbe dovuto essere pubblicato entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge 14/2016 promuovendo accordi con i Comuni per incentivare la riduzione della produzione di rifiuti, tuttavia nell’aggiornamento del Piano rifiuti si fa ancora riferimento al Piano di prevenzione del 2013.
In commissione ambiente è stata esaminata una bozza di linee guida per la costituzione dei centri per il riuso previsti nella legge e la determinazione della tariffa puntuale, alla quale non è seguito alcun atto di adozione.
Impegna la Giunta
A dare attuazione alle azioni regionali previste nella LR 14/2016 con particolare attenzione alle azioni rivolte alla prevenzione dei rifiuti, all’implementazione della differenziata e all’elaborazione delle linee guida per la redazione dei Piani d’ambito, per la valutazione delle performance comunali, per la determinazione della tariffa puntuale, per la disciplina dei centri per il riuso.
Accordare priorità assoluta al completamento e alla messa in esercizio degli impianti di compostaggio già avviati nonché alla realizzazione in tempi brevi dei nuovi impianti esclusivamente di tipo aerobico.
Bonifiche
Sebbene risultino programmate nel Patto per la Campanai ingenti risorse per gli interventi di bonifica a distanza di oltre sei mesi dalla delibera di programmazione n 731 del 13/12/2016 pochissimi interventi risultano effettivamente avviati. E’ stato individuato il percorso che porterà all’aggiornamento delle banche dati e del PRB con la costituzione del gruppo tecnico di lavoro a dicembre 2016. Ma le risposte attese in termini di risultati concreti di bonifica sono del tutto inesistenti.
Gli obiettivi definiti strategici nel precedente DEFR 2017-2019 riguardanti le bonifiche non risultano attuati: non è stato aggiornato il Piano di Bonifica non sono stati completati gli interventi di bonifica di siti di discarica pubblici riprogrammati a valere sui fondi 2014-2020, ovvero su POC, e Patto per la Campania, essendo scaduti senza esito i programmi 2007-2013 a valere sui quali gli interventi erano stati già programmati.
Il DEFR riporta nuovamente tra gli obiettivi strategici l’avvio degli interventi di bonifica sulle aree di discarica pubbliche oggetto di procedura di infrazione europea; deve darsi atto del trascorre di un altro anno senza che gli interventi siano stati realizzati.
Altro obiettivo è l’aggiornamento del Piano regionale di Bonifica per il 2017 si prevede il solo aggiornamento dell’anagrafe mentre per l’aggiornamento del Piano dovrà attendersi il 2018.
Impegna la Giunta
A stabilire in sede di aggiornamento del PRB un ordine di priorità degli interventi di bonifica che tenga conto delle evoluzioni nelle aree maggiormente critiche e dei differenti livelli di gravità del pericolo ambientale con particolare riguardo all’aggravarsi delle criticità riguardanti le matrici acqua (falde acquifere) e aria.
A procedere prioritariamente e con l’adeguata tempestività alla bonifica, anche in via sostitutiva e in danno ai responsabili, in tutte le situazioni dove ciò sia necessario per evitare l’aggravarsi del danno e dei rischi sanitari per la popolazione.
A Istituire il fondo rotativo regionale per le bonifiche come previsto all’art. 250 del d.lgs. 152/2006.
Tutela delle acque e Servizio Idrico
Il 2 dicembre del 2015 fu approvata la legge regionale n. 15 riguardante la riorganizzazione del Servizio idrico integrato con l’istituzione dell’EIC Ente Idrico Campano. Un ennesima offesa al diritto dei cittadini a veder rispettata la propria volontà espressa nel referendum del 2011 in quanto la legge accentra la gestione di fatto costringendo all’affidamento ai colossi dell’acqua che certamente in quanto multinazionali non gestiscono il bene al solo scopo di offrire un servizio alla collettività ma coerentemente con la loro natura di società per azioni quello di massimizzare il profitto e il valore delle loro azioni Ad oggi quasi al 2018 siamo ancora ad inserire nel DEFR la realizzazione della riorganizzazione del sistema idrico integrato non essendo ad oggi ancora operativo l’EIC. Inoltre per l’importante Piano di Tutela delle Acque, di cui da anni si attende l’approvazione al fine di tutelare le aree a rischio di inquinamento nelle falde acquifere (solo adottato nel 2007 ma mai approvato) dovremo attendere il 2020 per l’approvazione di una proposta di Piano.
Aree protette regionali
Occorre garantire attraverso adeguati strumenti normativi che le nomine dei presidenti e dei direttori degli enti parco regionali avvengano esclusivamente in base alla competenza maturata in materia ambientale e di difesa degli ecosistemi, lontano da logiche politiche, al fine di costituire i presupposti per l’effettiva tutela della funzione ambientale attribuita alle aree e scongiurare possibili speculazioni mascherate da valorizzazione nelle suddette aree.
Operare nella stessa direzione, nei limiti delle proprie competenze, sollecitando lo Stato anche per quanto riguarda le nomine dei presidenti dei parchi nazionali esistenti in Regione Campania affinché si escludendo nomine puramente politiche per garantire che queste funzioni importantissime per tutelare l’ambiente e quindi la salute, siano assolte da persone competenti in grado di difendere i nostri boschi e i nostri parchi naturali, organizzando e coordinando le azioni delle altre istituzioni a tutela dell’immenso patrimonio naturale della Campania.
La direzione intrapresa va in tutt’altra direzione, tanto a livello regionale che nazionale; la legge regionale 31 marzo 2017, n. 10 di modifica della vigente legge regionale n. 33/1993, ha previsto per la nomina del Presidente del Parco, requisiti generici di esperienza gestionale nelle istituzioni e professioni maturati solo preferibilmente in ambito ambientale; in questo modo si va snaturando la funzione di tutela che si è inteso perseguire con l’istituzione della aree protette. Questo aspetto gravissimo è emerso anche rispetto al Parco nazionale del Vesuvio, in ampia parte distrutto dagli incendi dei giorni scorsi, ove è stato nominato alla presidenza del Parco una figura senza alcuna competenza in materia di tutela degli ecosistemi e delle aree protette, scelto sulla base di valutazioni puramente politiche.
Protezione civile e prevenzione dei rischi
I recenti eventi hanno dimostrato le gravi responsabilità della Regione nella gestione della prevenzione dei rischi con particolare riguardo gli incendi boschivi e ai roghi di rifiuti. Mentre le eventuali responsabilità penali e amministrative saranno accertate nelle opportune sedi giurisdizionali, emerge in tutta la sua evidenza la grave responsabilità politica, sia rispetto alla fase di prevenzione degli incendi che di gestione dell’emergenza.
Tra gli obiettivi strategici del DEFR 2018-2020 troviamo la predisposizione degli atti prodromici all’approvazione del Piano regionale contro gli incendi boschivi a stralcio per il 2017 e successiva adozione del Piano 2018-2020.
Si è dovuto fronteggiare una delle più grandi emergenze degli ultimi 20 anni senza un piano di prevenzione degli incendi: l’assenza del CFS era prevista e prevedibile, in quanto la legge che ha previsto questo folle atto di smembramento di un corpo che aveva dimostrato con il suo egregio lavoro di essere l’unico in grado di proteggere adeguatamente il patrimonio naturale della nostra nazione, ossia la Riforma Madia della Pubblica amministrazione, risale al 2015 e il decreto legislativo n. 177 in attuazione della Riforma è datato 19 agosto 2016. Era dunque chiaro che dal 1 gennaio 2017 il CFS non ci sarebbe stato e considerato che le funzioni AIB in Campania, come confermato dal Consigliere delegato del Presidente De Luca durante l’audizione in III commissione speciale il 20 luglio 2017 erano incentrate sul Corpo Forestale dello Stato e sui DOS (direttori delle operazioni di spegnimento) una professionalità nella disponibilità del CFS, resta incomprensibilmente grave come si sia potuto arrivare alla stagione di allerta incendi senza un’adeguata organizzazione. Ed è solo grazie all’operato del volontariato che si è potuta evitare una tragedia di proporzioni maggiori di quella pure verificatasi. Le responsabilità sono ancor più evidenti tenuto conto della ben nota consapevolezza da parte delle istituzioni che la siccità degli ultimi mesi avrebbe aggravato la situazione degli incendi.
Gli obiettivi strategici previsti nel DEFR in materia di protezione civile riguardano principalmente i sistemi di allerta per il rischio idrogeologico ed alluvioni. Potenziamento della sala operativa unica regionale e dei sistemi anche informatici di comunicazione, organizzazione ed allerta; la conoscenza del rischio e l’adeguamento degli edifici pubblici e privati; la semplificazione normativa in materia di rischio sismico; il testo unico sul governo del territorio e la definizione del Piano Paesaggistico da concludere al 2020.
Singolare che si richiami la riorganizzazione del modello territoriale distributivo di protezione civile senza menzionale la recente Legge regionale 22 maggio 2017, n. 12 recante “Sistema di Protezione Civile in Campania”.
Riguardo l’adeguamento degli edifici già nel DEFR 2017 si riportava la disponibilità di una somma di 122 MLN assegnati alla Campania per effetto del Decreto Legge “Abruzzo” n. 39/2009, convertito in Legge n. 77/2009. Dal 2010, siamo giunti al 2016 per l’adozione dell’avviso di manifestazione di interesse per l’adeguamento degli edifici pubblici (Decreto Dirigenziale n. 1280 del 27/10/2016); in base ai tempi di svolgimento delle procedure di selezione dei progetti, le somme introitate troveranno la corrispondente obbligazione giuridica parte nell’esercizio finanziario 2017 e parte nell’esercizio finanziario 2018;
Milioni di euro stanziati e rimasti infruttuosi per anni senza che siano stati realizzati gli interventi necessari per la sicurezza sismica.
Tra gli obiettivi il completamento della pianificazione di emergenza comunale con un obiettivo del 60 % dei comuni al 2018 e il completamento della pianificazione del rischio vulcanico in Campania sia per il Vesuvio che per i Campi Flegrei. Ad oggi manca ancora la parte di pianificazione di competenza regionale fondamentale che riguarda l’attuazione delle indicazioni fornite dal Ministero, le aree di incontro e gli schemi di viabilità senza la quale un allontanamento efficace della popolazione in caso di emergenza sarebbe impossibile. Questo obiettivo era già menzionato nel DEFR 2017 e dovremo attendere ancora il 2018 per un avanzamento degli adempimenti al 50% del totale degli atti necessari.
In conclusione
L’attuale Governo regionale dimostra, anche con il DEFR 2018-2020, di non aver adottato e realizzato un’azione politica incisiva rispetto alle dirompenti emergenze ambientali della Regione Campania, tra cui in primis i roghi in Terra dei fuochi e le bonifiche, problematiche in grado di indurre gravi conseguenze sanitarie nella popolazione esposta a respirare aria intrisa di sostanze nocive.
E’ un disastro ambientale di portata smisurata che avrebbe dovuto vedere tutte le energie dell’amministrazione rivolte all’adozione tempestiva e straordinaria di soluzioni strutturali in difesa della popolazione. Invece, la Campania continua a bruciare, i cittadini a respirare veleni e la Regione a produrre atti, di fatto, inefficaci e drammatici ritardi negli interventi, dimostrando di sottovalutare la gravità dell’emergenza ambientale in atto e delle sue drammatiche conseguenze.