Scatta la corsa alle poltrone per l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpac). Il commissario Stefano Sorvino sarà infatti affiancato da 5 subcommissari e le forze di maggioranza stanno studiando la spartizione. La mossa del governatore Vincenzo De Luca ha irritato l’Udc con Giuseppe De Mita: Sorvino è stato mastelliano e poi caldoriano. I centristi sono quindi passati al contrattacco, tanto che De Mita avrebbe chiesto addirittura di poter indicare 3 nomi su 5. Alla fine la soluzione sarà meno drastica: l’Udc indicherebbe un nome per il territorio di Avellino (feudo elettorale di De Mita), mentre a Napoli la scelta toccherebbe a Mario Casillo del Pd. Per Caserta l’indicazione verrebbe invece dal consigliere regionale Luigi Bosco e per Benevento si parla di un movimento comunque collegato al governatore. Cosi come per Salerno, ovviamente, l’incarico sarebbe deciso da De Luca.
Sulla nomina di Sorvino – subentrato a Vincenzo Bclgiorno, individuato in un primo momento da De Luca come commissario ma poi rinunciatario per incompatibilità dovute al suo ruolo di docente universitario – ha avuto da ridire il movimento 5 Stelle, nella persona del consigliere regionale Maria Muscarà: Sorvino non avrebbe le competenze in materia di ambiente necessarie a dirigere l’Agenzia regionale. La Muscarà ha sottolineato infatti che “Sorvino non è un tecnico e non è un estraneo alla politica”: dal 2005 è segretario generale dell’Autorità di bacino regionale della Campania centrale ed è stato presidente dell’azienda consortile acquadottistica Alto Calore, consigliere comunale, provinciale e assessore all’Ambiente della provincia di Avellino”.
La legge nazionale parla di requisiti di elevata professioiuilità nel settore ambientale, ma “non mi sembra che il nuovo commissario sia un manager o un esperto della materia tale che possa garantire una gestione virtuosa dell’Arpac che ha quasi 600 dipendenti più 200 della società partecipata Arpac Multiservizi”.
Secondo l’esponente pentastellata però, al di là dei nomi, a suscitare contrarietà è proprio la decisione di nominare un commissario: “La giunta ha scelto di riproporre nuovamente la figura del commissario straordinario, un modello perdente di gestione autoreferenziale che in questi anni invece di risolvere i problemi li ha acuiti”. Tanto più l’Arpac che “è un’agenzia senza programmi, senza controlli, senza un efficace vigilanza che impiega la maggior parte dei fondi per pagare una pletora di dirigenti e personale amministrativo”.