Non era mai accaduto, in mezzo millennio di storia, che la Deputazione di San Gennaro si riunisse in seduta straordinaria con persone che non ne facessero parte. I nobili di Seggio con accanto gente qualsiasi, napoletani mobilitati in difesa della laicità della Deputazione. Non era mai accaduto, in mezzo millennio di storia, che la Deputazione di San Gennaro si riunisse in seduta straordinaria con persone che non ne facessero parte. I nobili di Seggio – rappresentanti dell’antico ceto patrizio napoletano -con accanto gente qualsiasi, napoletani mobilitati in difesa della laicità della Deputazione. Quattro persone che nei giorni scorsi, su Facebook, hanno organizzato la manifestazione svoltasi ieri pomeriggio dinanzi al Duomo, contro il decreto del ministro Angeli no Alfano che mina la laicità della gestione del santo e della sua Cappella, delle reliquie e del Tesoro. Oltre mille persone si sono riunite sul sagrato del Duomo dicendo “ciuncat’ ‘e mman ‘a San Gennaro”, togliete le mani da San Gennaro. Perifrasi della pagina Fb che aveva raccolto oltre 3 mila adesioni alla manifestazione, ma in tanti, evidentemente, non sono andati oltre la partecipazionevirtuale.
Alle 15 di ieri il piazzale dinanzi al Duomo era gremito. Partecipazione trasversale ai ceti sociali: antica nobiltà e gente del popolo, borghesia e intellettuali. Napoletani e non. «Io sono francese, ma sono innamorato di Napoli. E sono qui per supportare i napoletani che non vogliono che questo mito, il mito di San Gennaro, sia toccato». Non è un turista, l’uomo che parla. È il direttore del museo di Capodimonte, Sylvain Bellenger. Che aggiunge: «La responsabilità laica nella gestione del santo è una grande bellezza. È un pezzo prezioso della storia della città. Rende conto dell’identità dei napoletani. Non va toccata». Ed è lo scrittore Maurizio De Giovanni ad affermare «che stiamo assistendo all’ennesimo scippo alla città. Ma noi, noi tutti, non vogliamo sottostare a questo progressivo depauperamento della città. Ci hanno già tolto molti centri direzionali. Ricordate il Banco di Napoli? Ecco, il Tesoro appartiene alla città. Non c’è alcun motivo per cambiare questo stato di cose e trasformare la Deputazione di San Gennaro. Ecco, la città si ribella». E lo fa senza alzare bandiere e vessilli di partito (gli unici che si ostinano a sventolare drappi sono gli aderenti al Movimento Neoborbonico, nonostante gli inviti a desistere). Ci sono, in piazza, rappresentanti del Pd: Annamaria Carloni, ad esempio, che ha anche presentato un’interrogazione parlamentare. C’è Francesco Bottelli per i Verdi. Ci sono esponenti dei 5 Stelle, che pure hanno portato la vicenda in Parlamento; Mari Muscarà, consigliere regionale pentastellato, afferma: «C’è la necessità di fare chiarezza. Come è venuto in testa ad Alfano di modificare per decreto la nostra storia?». Ci sono aderenti al Mo! Unione mediterranea, che parlano di «atto di arroganza da parte del governo, che non conosce e non rispetta la storia partenopea e non capisce che San Gennaro è santo di popolo non di apparato».
La petizione per chiedere che il decreto venga cancellato è già partita, e da domani sarà anche on line. Il banchetto per raccogliere le firme era più affollato, ieri, dei più frequentati gazebo dei partiti. Ma è quando la folla comincia a sventolare i fazzoletti bianchi – unico segno ammesso in manifestazione – che il vicepresidente della Deputazione, Riccardo Carafa, si commuove. «L’unione fa la forza – dice – Vi abbraccio tutti». Tutti quei napoletani che continuano ad agitare i fazzoletti, lo stesso gesto che il rappresentante della Deputazione compie quando il sangue si scioglie. Francesco Andoli, uno degli organizzatori della mobilitazione, parla ai manifestanti e spiega: «Non è questione di folclore, ma di cultura e identità. Abbiamo dimostrato nei secoli di saperci prendere cura di San Gennaro, non sarà un ministro di questo Stato a toglierci questo privilegio». Contro il decreto di Alfano partiranno due azioni legali, una indirizzata al Tar, ed una al Tribunale civile. Anche di questo parlano nella seduta straordinaria della Deputazione, i cui componenti si riuniscono, con qualche estraneo, mentre la gente raccolta in piazza si affolla attorno all’ingresso della Cappella e del Tesoro. Il cancello di Fanzago, che separa la Cappella dal Duomo, si copre di fazzoletti bianchi annodati stretti. Ed altri sventolano come bandierine nel cortile del museo. «Il popolo sente Gennaro come cittadino, prima che come santo. Questa manifestazione -afferma l’avvocato Riccardo Imperiali, che della Deputazione fa parte e si occupa degli affari legali – è un urlo del popolo napoletano, stanco di abusi e sopraffazioni». Il sindaco de Magistris, che della Deputazione è presidente in quanto primo cittadino, non era in piazza, ma le sue parole sono nette: «San Gennaro non deve essere toccato. No a diaspore né lotte». «Mi schiero dalla parte del popolo. Roma stia lontana da Napoli. Eviterei operazioni che il popolo non comprenderebbe». E parla di «scippo» ai danni della città. Derubata «di un pezzo di storia, di tradizione e identi-tà».«Perché modificare qualcosa che finora ha funzionato? Perché – conclude – far diventare San Gennaro strumento di una prova muscolare?».