La storia del Convitto risale agli inizi del ‘900. Sorto come Patronato Regina Margherita per accogliere e rieducare i ciechi e soprattutto i reduci della Prima Guerra Mondiale, successivamente tale Missione fu incarnata strenuamente da Donna Tommasina Grandinetti, moglie di Gaspare Colosimo, senatore del Regno d’Italia, che dedicò tutta la sua vita allo sviluppo dell’opera in memoria del figlio Paolo, giovane e brillante avvocato morto di tifo a 24 anni e cieco.
Ma veniamo ad oggi.
Un’ eredità contesa tra la Regione e l’istituto per ciechi Colosimo ed una preside rimossa dall’incarico a seguito di una vecchia inchiesta a suo carico, poco dopo conclusasi con l’archiviazione, proprio mentre cercava di recuperare quei beni al patrimonio della scuola. Questi gli ingredienti di una storia complessa, per comprendere la quale conviene partire dall’epilogo. E’ il 4 marzo 2015 e Maria Rosaría Pérez, che al Colosimo lavora da 25 anni e da 18 mesi è dirigente scolastica, presiede il consiglio d’istituto. Si discute di quali iniziative intraprendere affinchè la scuola rientri in possesso di 12 appartamenti lasciati ad essa in eredità nel 1991, sfuggiti di mano nel 1992, perché il preside dell’epoca non perfezionò l’accettazione del lascito, e finiti alla Regione Campania nel 1996. All’epoca Palazzo Santa Lucia, con deliberazione di Giunta entrò in possesso di quelle case. Pérez, però, è convinta che spettino al Colosimo, non intende alzare bandiera bianca e lo dice a chiare lettere, in quel consiglio di istituto di inizio marzo. Sottolinea che la scuola riceve sempre meno finanziamenti statali e che gli affitti provenienti da quegli immobili sono essenziali per acquistare sussidi didattici all’avanguardia e realizzare progetti educativi sempre più efficaci per i non vedenti. Partecipa, in qualità di osservatore esterno, anche un signore che vive in uno dei 12 appartamenti: 90 metri quadrati nella zona collinare di Napoli. L’immobile è stato messo a bando nel 2013 dalla Sauie, società controllata da Palazzo Santa Lucia. D contratto di affitto è intestato alla madre del signore, che dovrebbe versare alla Regione Campania un canone di 900 euro mensili. Secondo quel che risulta a Pérez, però, non ha mai pagato, perché sostiene di avere effettuato lavori significativi.
Nove giorni dopo quel consiglio d’istituto, il 13 marzo, la professoressa si vede revocare l’incarico dalla direzione scolastica regionale. Motivo: una inchiesta aperta nei suoi confronti dalla Procura di Napoli nel 2006. Gli inquirenti ipotizzano che abbia distratto fondi di un progetto per il Colosimo e che abbia rubato un divano da 1.000 euro dalla sede dell’Istituto. A 8 anni dall’avvio dell’indagine la direzione scolastica regionale, che pure aveva assegnato a Perez il timone del Colosimo nel 2013, nel 2014 e nel 2015, con incarichi annuali, decide che la permanenza della professoressa sia inopportuna. Il 21 aprile il giudice dell’udienza preliminare, Carlo Modestino, emette peraltro una sentenza di non luogo a procedere. La dirigente chiede dunque di essere reintegrata. Le preme di riprendere la battaglia per restituire al Colosimo quella eredità che, ritiene, sia stata scippata dalla Regione. «A tutt’oggi – racconta – l’ufficio scolastico regionale non ha adempiuto alla mia richiesta. Mi ha detto la responsabile, Luisa Franzese, che per motivi di continuità didattica è preferibile resti la collega che mi ha sostituito a marzo. Faccio presente che io dirigo ininterrottamente il Colosimo dal 2013».
Nel frattempo arriva al ministero il caso Colosimo. La replica sui 12 alloggi dell’eredità: sono tutti dati in affitto. «Ho contattato il dipartimento per la Disabilità del ministero dell’Istruzione – riferisce Pérez – e a giorni sarò ricevuta dal sottosegretario del ministro Giannini, al quale chiederò di intervenire per riportare alla gestione dell’istituto Colosimo i beni lasciati ad esso in eredità e fondamentali ai fini del reperimento di fondi e risorse per migliorare le attrezzature al servizio degli studenti non vedenti». 112 appartamenti che il benefattore lasciò al Colosimo, si diceva, sono ora gestiti da Sauie, società regionale. Male, a detta di Pérez: «In uno degli appartamenti, nella zona collinare di Napoli, vive un signore, che mi risulta essere un sostenitore di un ex assessore della giunta Caldoro. Ebbene, in passato l’ho sentito dichiarare davanti avari testimoni che non paga l’affitto perché ha eseguito importanti lavori di ristrutturazione dell’immobile. Un altro appartamento a Sorrento, formalmente sfitto, è occupato». Arturo Del Vecchio, presidente di Sauie, replica: «La società riceve regolari bonifici per gli affitti dell’appartamento nella zona collinare ed a Sorrento. Come per gli altri. I proventi di quegli appartamenti vanno a sostenere il fondo per la gestione del convitto Colosimo, che ospita studenti non vedenti».